Kunst und Krieg

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L'isola dei morti - Arnold Bocklin

mercoledì 2 novembre 2011

Lo Spirito dell'Arte secondo Hans Sedlmayr



Hans Sedlmayr,(Szarvkő, 18 gennaio 1896 – Salisburgo, 9 luglio 1984), è considerato tra i maggiori storici dell'arte del secolo XX.
La quasi totalità del lavoro di Sedlmayr è incentrata sulla ricerca e definizione dello "spirito di un'epoca", dal punto di vista artistico, determinare i confini e canoni per poter stabilire qual è lo stato dell'arte di un determinato periodo, e se si possano effettivamente tracciare tali confini.
Per rispondere a queste domande, Sedlmayr pone innanzitutto una premessa fondamentale:l'arte non può essere separata dalla propria epoca.

Il cosidetto "estetismo puro", cioè la spiegazione dell'arte o di un'opera d'arte prescindendo dalle volontà dell'autore, dalle verità che l'opera d'arte contiene o pretende o vorrebbe contenere, lasciando l'opera d'arte in un campo autonomo rispetto al mondo circostante, non consente di stabilire l'esatta natura dell'arte, se non da un un punto di vista, appunto, puramente esteriore.
Per Sedlmayr quindi appare ineluttabile separare l'arte dal suo tempo, mentre concependo la prima come facente parte della seconda è possibile quindi stabilirne un proprio spirito, anzi, attraverso lo studio dei simboli(quindi del linguaggio) di una certa arte è possibile, viceversa, stabilire anche dei mutui riferimenti alla stessa epoca in oggetto.
Vediamo quindi i "segnali" che secondo l'autore possono aiutarci a capire la natura dell'arte, in particolare quella moderna, che nello studio di Sedlmayr colgono in particolare la sua essenza "cacodemoniaca"(ossia derivante dallo spirito maligno), attraverso qualche esempio:

Jose Clemete Orozco:
Cristo Destruye Su Cruz, 1932-1934


"Un pannello murale della biblioteca del college di Dartmouth negli Stati Uniti dovrebbe raffigurare un 'Cristo', opera del messicano Orozco, pittore espressionista della seconda scuola.
Il personaggio si solleva in aria, i fianchi cinti da un lenzuolo, e sopra il grembiule di cuoio da operaio, con le stigmate che indicano in lui il Cristo. Ha le gambe divaricate, il pugno sinistro teso in avanti, nella mano destra stringe una grande ascia. Il volto, dallo sguardo di una fissità demoniaca, ricorda la fisionomia nota come quella di Lenin. Sullo sfondo, ai piedi di un'immensa piramide formata da armi belliche, fucili, cannoni, carri armati ecc., giacciono gli idoli rovesciati: la Colonna greca e l'immagine di Buddha. Ma giace a terra anche la Croce, rozzamente intaccata. Il Cristo-Operaio l'ha distrutta con l'ascia.
Il quadro costituisce indubbiamente la rappresentazione plastica più radicale del mito del proletario, vero uomo-Dio, che non partecipa del peccato originale dello sfruttamento, che scaccia le potenze delle tenebre, abbatte gli idoli, porta la Salvezza con l'azione e annuncia l'era nuova. L'opera è nata dallo spirito dei manifesti di propaganda dei senza-Dio russi, evocati anche dal carattere pubblicitario dello 'stile', che spesso addirittura la superano quanto a veemenza blasfema.
Infatti, dal punto di vista cristiano, il quadro di Orozco è blasfemo"*.

Come in ogni altro linguaggio simbolico, anche nella pittura la sovversione dei concetti passa attraverso la sovversione dei simboli, attraverso il rovesciamento dei significati(noti nell'immaginario collettivo) come nel caso di Orozco, o attraverso lo svuotamente del loro significato, come spiega Sedlmayr a proposito di Caspar D.Friedrich:

"...l'uomo è abbandonato non soltanto in un mondo di demoni, ma anche nella natura. Questa situazione completamente nuova ci appare nei quadri di Caspar David Friedrich.
Friedrich non è un innovatore della forma. La sua maniera è
volutamente ispirata ad antichi maestri, la superficie dei suoi quadri è liscia come nei quadri dei fiamminghi dei secoli quindicesimo e sedicesimo. La forma della quale egli si serve per il quadro è rettangolare; essa ricorda il grande formato dei quadri delle Stagioni del Brueghel ed è l'antica forma del quadro cosmografico. I suoi dipinti hanno inoltre, quasi tutti, un significato allegorico. Ma la tematica inferiore è nuova e potente, sebbene a prima vista essa non sembri tale...Nella immensa vastità dei quadri fiamminghi, raffiguranti la pianura e il mare, l'uomo si trovava quasi nel suo ambiente. Ora invece egli è spaventosamente solo. L'elemento obiettivo che lo legava all'universo non esiste più. Ormai egli è tenuto avvinto soltanto dal presentimento e dal sentimento. È nato il nuovo ethos dell'abbandono[...]qui(nell"inverno" di Nicolas Poussin, ndr.)la desolata solitudine dell'uomo è conseguenza di una catastrofe; in Friedrich essa è insita - quale stato permanente dell'essenza umana - nell'uomo stesso. Essa significa solitudine.
L'uomo è afferrato dall'Onnipotenza che si manifesta nelle creazioni della natura - l'eternità del mare, la fissità delle montagne, la nebbia che non ha confini - eppure egli è separato da essa come da qualche cosa di completamente diverso e si trova in un disperato isolamento. Anche tutto ciò che di umano circonda l'uomo non ha patria, come non hanno patria le navi; è in rovina come lo sono le chiese, o è morto, come le lapidi sepolcrali e le tombe. Proprio questo è il motivo dominante che ricorre sempre nei quadri del Friedrich. "*

Caspar David Friedrich, Monk by the Sea, 1809


Nicolas Poussin, Winter, 1660-1664
Se in Orozco la deformazione, il sovvertimento, è chiaro e lampante(riconoscibile anche attraverso nuovi simboli derivanti da nuove ideologie), in Friedrich è presente l'assenza, l'abbandono dell'uomo al suo cieco destino.
Due facce che artisticamente sono derivanti, secondo Sedlmayr, dallo stesso modo di concepire la modernità(si potrebbe fare un paragone, dal punto di vista filosofico, con un certo tipo di agnosticismo e l'ateismo puro).
Varie sono le diverse modalità di sovvertimento non solo del concetto di divinità ma anche della concezione dell'uomo.
Come ancora spiega Sedlmayr "Le varianti di tale 'demonificazione' sono sterminate, come le negazioni della verità, ma è possibile raggrupparle in alcuni cicli infernali.
L'uomo viene sfigurato sotto le sembianze: dell'insetto (Ensor); della maschera vuota senza sguardo (Picasso); del fantoccio cavo (George Grosz); del congegno (de Chirico); del robot(Archipenko); della macchina (Duchamps); della chimera (Max Ernst); del mostro (Picasso, Moore, Dalì); del demonio (Max Ernst, Dalì e soci)".
Lo studio del linguaggio artistico e il suo cambiamento nelle diverse epoche, a lo studio dei collegamenti con il mondo filosofico e storico, è fondamentale per poter capire la natura di tali cambiamenti, che presi come a se stanti possono portare a delle conclusioni "parziali".
Ad esempio, nel medioevo come in molti casi nella pittura moderna il Cristo uomo-Dio(o la divinità in genere) è rappresentato sfigurato, privo di bellezzama come rappresentazione della sofferenza, come accento posto alla remissione dei peccati e redenzione nella teologia cristiana.
La deformazione moderna è una "deformazione corrispondente a una falsa enunciazione attraverso l'immagine".

*i frammenti di testo citati provengono da "Hans Sedlmayr-II Congresso internazionale di studi umanistici "Cristianesimo e ragion di Stato. L'umanesimo e il demoniaco nell'arte", Roma 1952" e "Perdita del centro. Le arti figurative dei secoli XIX e XX come sintomo e simbolo di un'epoca, 1948".


scritto da N.Krieg

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